Il trattamento è stato introdotto nel maggio scorso dall’Unità Operativa di Urologia della struttura di Abano Terme (PD), tra le prime ad averla adottata nella Regione Veneto. Grazie all’energia termica, è possibile ridurre il volume della ghiandola di circa il 40%
ABANO TERME (PD), 29 giugno 2021 – C’è un’arma in più per contrastare l’iperplasia prostatica benigna (IPB), ovvero l’ingrossamento della prostata, una patologia che viene diagnosticata ogni anno a più di sette milioni di uomini in Italia. E’ la metodica mininvasiva Rezum, che utilizza l’energia termica e il vapore acqueo da essa prodotto, introdotta a maggio dall’Unità Operativa di Urologia del Policlinico Abano di Abano Terme (PD), diretta da Daniele Romagnoli, una delle prime strutture ad averla adottata nella Regione Veneto.
La tecnica Rezum è indicata per pazienti che non rispondono o non tollerano la terapia farmacologica e desiderano mantenere la funzione eiaculatoria. “Questa metodica – spiega Romagnoli – rappresenta, a oggi, una delle metodiche disostruttive mini-invasive con il più alto tasso di preservazione dell’eiaculazione, funzione che viene mantenuta quasi intatta e che viene purtroppo sacrificata dalla gran parte delle altre principali tecniche disostruttive”.
La patologia
L’ipertrofia prostatica benigna colpisce l’80% degli over 50 e si manifesta con l’aumento volumetrico della prostata, la ghiandola attraverso cui passa l’uretra, il condotto che dalla vescica porta l’urina verso l’esterno. Quando la prostata si ingrossa, viene ostacolata la fuoruscita dell’urina con conseguenti problemi di minzione e di ristagno e un aumentato rischio d’infezione. La patologia è progressiva, peggiora con il tempo e, se non adeguatamente trattata, può provocare danni permanenti alla vescica e alle alte vie urinarie.
La tecnologia
“Si tratta di un intervento tecnologico all’avanguardia – spiega Romagnoli – che prevede l’iniezione di vapore acqueo nella prostata attraverso l’uretra, con conseguente distruzione e riduzione volumetrica dei lobi prostatici responsabili dell’ostruzione, consentendo al paziente di riprendere a urinare agevolmente e di non ricorrere ai farmaci”.
E’ una procedura endoscopica non invasiva, della durata di 5-10 minuti, durante la quale si utilizza una sonda di pochissimi millimetri di diametro. Il vapore si disperde nello spazio tra le cellule tissutali e, contemporaneamente, si raffredda e si condensa. A contatto con il tessuto prostatico, il processo di condensazione libera l’energia termica immagazzinata nel vapore e determina la naturale eliminazione delle cellule in eccesso attraverso il normale metabolismo corporeo, riducendo così, nelle settimane successive all’intervento, il volume del tessuto prostatico che occlude l’uretra, fino al 40% del volume iniziale.
“In virtù della brevità della procedura mininvasiva – prosegue lo specialista – è sufficiente una blanda sedazione. Il paziente viene dimesso il giorno stesso con un piccolo catetere che verrà rimosso dopo pochi giorni. Non sono necessarie l’anestesia generale, dunque, o notti di ricovero lontani da casa e dai propri cari. Per sperimentare la piena efficacia del trattamento – aggiunge – bisogna aspettare circa un mese, periodo di tempo necessario per garantire l’effettivo riassorbimento del tessuto operato”.
I vantaggi per il paziente
La tecnologia Rezum è caratterizzata dalla minima invasività, dalla rapidità e dalla facilità di esecuzione. L’intervento viene infatti effettuato in regime di Day Surgery (il paziente viene ricoverato la mattina e dimesso nel pomeriggio).
“Già nei primi mesi di adozione al Policlinico di Abano Terme – specifica Romagnoli – questa tecnica chirurgica mininvasiva ha confermato risultati promettenti, consentendo ai pazienti operati la ripresa di una minzione normale, senza farmaci, e soprattutto senza dover rinunciare a un aspetto così importante della sessualità come l’eiaculazione”.
La scelta del trattamento chirurgico mini-invasivo va valutata in funzione della gravità dei sintomi e del volume prostatico. Infatti, la metodica Rezum è approvata per prostate di volume massimo di circa 80 grammi, per quanto siano in corso oltreoceano studi che ne stanno valutando l’efficacia in prostate di volume ancora maggiore. “In caso in cui al paziente non interessi la preservazione dell’eiaculazione o per volumi prostatici maggiori di 80 grammi – conclude Romagnoli – è necessario, invece, un intervento differente, comunque sempre di tipo mini-invasivo. Si tratta dell’enucleazione prostatica con laser ad olmio, o HOLEP. E’ una metodica chirurgica riconosciuta a livello mondiale come la più efficace e sicura per la disostruzione con approccio endoscopico, nella quale il nostro centro è il primo per casistica nel Triveneto ed è stato il primo a utilizzarla in Europa. Tale intervento coniuga efficacia disostruttiva ed eccellente capacità emostatica, al punto che non è necessaria la sospensione di farmaci anticoagulanti, salvavita per molti pazienti. Da ultimo, l’esperienza della U.O. di Urologia del Policlinico di Abano Terme consente di applicare tale metodica a qualsiasi volume prostatico, senza limiti di dimensioni”.
Incidenza e sintomi
Come evidenzia uno studio del 2014 pubblicato sul British Medical Journal, il 90% degli uomini tra i 50 e gli 80 anni è affetto da IPB problematica (Rees J, Bultitude M, Challacombe B. The management of lower urinary tract symptomps in men. BMJ. 2014; 348: g3861).
I sintomi più comuni sono divisibili in due gruppi: quelli della fase di riempimento, o irritativi, e quelli della fase di vuotamento, ovvero ostruttivi. I primi sono l’urgenza e la frequenza minzionale, fino all’incontinenza, mentre i secondi consistono in un getto urinario debole e nella difficoltà ad avviare la minzione, detta esitazione minzionale, e possono arrivare fino alla ritenzione urinaria, cioè all’impossibilità di vuotare la vescica.
“E’ bene rivolgersi al proprio medico di fiducia sin dalla comparsa dei primi sintomi – consiglia Romagnoli – che non vanno trascurato e taciuti, come a volte avviene, in quanto riguardano la sfera intima della persona, per l’imbarazzo che provocano, e intraprendere quanto prima il percorso diagnostico-terapeutico consigliato, per evitare danni seri o permanenti alle vie urinarie”.